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Le politiche neoliberiste in Europa

 

L’emergenza coronavirus e la mancata solidarietà europea

     Infine, cosa vuol dire neoliberismo in Europa lo abbiamo visto in queste settimane. Mentre scrivo è in atto l’emergenza coronavirus. I tagli di 37 miliardi alla sanità, iniziati nel 2012 con il governo Monti in ossequio al rigore richiesto dalla Troika, hanno paralizzato il sistema sanitario italiano e comportato un aumento del numero dei morti. Grosse difficoltà hanno avuto anche la Francia e soprattutto la Spagna, dove gli ammalati erano accatastati per terra nelle corsie degli ospedali, non essendo più disponibili posti letto.

     Le autorità europee, com’era prevedibile, hanno dimostrato tutta la loro mancanza di empatia e di solidarietà rifiutando ogni autentico aiuto ai paesi più colpiti, ad esempio erogando direttamente tramite la BCE o dando loro la possibilità di erogare contributi a fondo perduto (non a debito).

     In questa situazione di emergenza senza precedenti, l’Olanda e la Germania sono diventate le capofila di quei paesi del nord Europa che hanno sistematicamente rifiutato ogni concessione ai paesi del sud, più in difficoltà a causa del pesante indebitamento pubblico. Mentre tra marzo e aprile la gente moriva negli affollati reparti degli ospedali italiani e il panico dominava ovunque nel paese, i paesi del nord hanno rifiutato gli eurobond usando il pugno di ferro ad ogni euromeeting. Senza vergogna, hanno pubblicamente attaccato l’Italia e gli italiani dicendo che avrebbero dovuto risparmiare di più negli anni precedenti e dunque dando loro apertamente la colpa della situazione in cui versavano. Ignorano o fanno finta di ignorare il fatto che l’Italia è in avanzo primario dal 1992, cioè la differenza tra le entrate statali (il gettito fiscale) e le uscite statali (i finanziamenti pubblici) – al netto degli interessi sul debito – è positiva, grazie ad un’imposizione fiscale elevatissima e ai tagli alla spesa pubblica. Il pesante indebitamento italiano non dipende da ulteriore debito contratto per finanziare la spesa pubblica, che al contrario è sempre più decurtata, ma dall’entità degli interessi sul debito. Dunque, gli italiani non sono affatto gli spendaccioni che questi paesi vogliono far credere e da molti anni affrontano enormi sacrifici.

    Nel grafico sotto, l’andamento storico delle entrate e delle spese in Italia dal 1990 al 2019 al netto dell’inflazione (fonte: Luca P. Dati Istat e Banca d’Italia)

avanzo primario italia iliardi (Entrate-

    L’Olanda e la Germania hanno preteso, invece, il ricorso al meccanismo di prestito del MES, che prevede clausole di commissariamento del paese sulla tenuta dei conti e sulle politiche di spesa al fine della restituzione del prestito. In altre parole, è la fine di ciò che è rimasto dell’autonomia e della sovranità politica degli stati dell’eurozona. L’unica concessione che l’Olanda ha fatto su questo punto è stata una sorta di MES light, per cui solo per le spese sanitarie legate al coronavirus non sarebbe scattato il commissariamento del paese. L’intransigenza dell’Olanda è particolarmente disprezzabile perché si rivolge a quei paesi europei, come l’Italia, le cui aziende concorrono a fare arricchire gli olandesi, dopo che con il trasferimento della sede fiscale hanno sottratto risorse economiche al paese d’origine.

     Al di là del fatto che gli eurobond siano uno strumento adeguato oppure no contro la crisi economica che si è aperta (anche gli euroscettici su questo sono divisi), è chiaro a tutti che non esiste né mai esisterà, dopo questa prova, alcuna solidarietà europea. A questi signori non importa se gli italiani muoiono falcidiati dal coronavirus, e lo dicono apertamente e senza problemi di coscienza. Possono farlo senza la paura di subire conseguenze, non c’è un arbitro che li castighi. Hanno un forte potere in seno alla UE e lo usano per difendere gli interessi dei loro paesi e delle élite finanziarie che rappresentano.

    In questo senso, l’episodio che più dimostra la disparità di potere, non solo economico ma anche politico, all’interno dell’Unione Europea è la recente bocciatura da parte della Germania del diritto della BCE di sostenere i paesi travolti dal coronavirus.

    La BCE, dopo un inizio molto tiepido e per nulla incoraggiante (la governatrice Christine Lagarde a inizio crisi: “non siamo qui per ridurre lo spread…”), inverte la rotta e per aiutare i paesi più colpiti dal covid e salvare l’euro lancia un piano di Quantitative Easing di 750 miliardi di euro. La BCE, cioè, immette liquidità nel sistema dell’eurozona (sempre a debito, i paesi la prendono a prestito) garantendo fino alla fine della pandemia l’acquisto di attività e titoli di stato dei paesi membri per l’ammontare annunciato, trasformandosi quasi in prestatrice di ultima istanza. L’effetto positivo del QE è che l’offerta di moneta in circolazione aumenta, le risorse finanziarie a disposizione degli stati sono maggiori e questo ha l’effetto di mantenere sostenibile il loro debito pubblico.

    La Corte costituzionale tedesca, però, con una sentenza storica che sta facendo discutere, ha condannato il governo e il parlamento tedesco, imponendo alla Bundesbank di partecipare al QE della BCE solo a patto che questo favorisca la Germania in maniera proporzionale, e imponendo che il paese smetta di partecipare al programma se entro tre mesi non sarà stata fornita l’evidenza di questa effettiva proporzione costi-benefici. In altre parole, la Corte costituzionale ha messo in chiaro che la Germania non è disposta a fare regali agli altri paesi europei partecipando al loro debito pubblico senza trarne vantaggi. Il motto è: la Germania first.

    La BCE, per bocca della Lagarde, risponde subito che andrà avanti indisturbata, perché è indipendente dai singoli paesi membri e risponde solo al Parlamento europeo. Il presidente della Vigilanza BCE Andrea Enria dichiara, inoltre, che le banche dell’eurozona sono tutte solvibili e che non ci saranno default. Non sappiamo come andrà a finire, ma i pesi dei vari stati europei sono ormai chiarissimi e non è difficile aspettarsi una modifica nel programma di QE che avvantaggi la Germania e che sia peggiorativo per gli stati più bisognosi come l’Italia e la Spagna.

    Volendo pensare male, c’è da chiedersi se la Germania non abbia per caso messo gli occhi su qualche ghiotto asset italiano che, in assenza di liquidità e quindi di risorse, l’Italia sarà costretta a svendere come da programma neoliberista.

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