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monica Morandi
La vicenda di Domenico
Tratto da Il libro di Rita+
Conobbi Domenico nell'anno 2000. Fu un incontro di importanza capitale per la mia formazione perché fu lui a darmi le prime, rudimentali conoscenze del mondo dello spirito: la presenza di uno spirito guida accanto a noi, l'esistenza di una gerarchia nel mondo dello spirito, la possibilità di conoscere incarnazioni passate, la possibilità di comunicare con gli spiriti disincarnati e con le Luci. Domenico era specializzato in vite precedenti e nelle nostre zone si era fatto un certo nome. Da ogni parte d'Italia lo contattavano per sapere delle loro passate incarnazioni e della sua esperienza con la medianità.
Nato nel 1939, fin da giovane aveva mostrato un forte interesse per la parapsicologia e per i fenomeni ad essa collegati. In particolare era il mondo della medianità e delle sedute spiritiche ad affascinarlo. La sua curiosità verso questo mondo lo aveva portato nel corso degli anni a fare diverse esperienze, anche se in verità più che di esperienze si trattava di prove “amatoriali” con l'ausilio di tabelloni e bicchierini e organizzate per lo più con amici e parenti.
Alla fine degli anni ‘60 si trasferì con la sua famiglia nel Canton Ticino e lì entrò nella Società di Radiestesia e Parapsicologia di Lugano. In quel periodo poté allargare le sue conoscenze grazie alla frequentazione di persone che gravitavano attorno alla Società e che erano molto esperte di fenomeni paranormali. Con loro fece una serie di esperienze molto formative e iniziò anche ad usare il pendolo da radiestesia.
Finalmente nel 1977 riuscì a realizzare il sogno di partecipare ad una seduta spiritica. Rientrato in Italia per le festività dei primi di novembre, partecipò ad un incontro in un circolo medianico della città di R., dove c’erano dei medium che mettevano gratuitamente a disposizione dei partecipanti le loro capacità perché questi potessero ricevere dei messaggi dai propri cari defunti. Fu un'esperienza indimenticabile che lasciò un segno profondo nella sua vita, ma mise anche in moto una sequenza di eventi che segnarono in maniera indelebile il suo percorso terreno.
Quella sera stessa, al circolo di R., conobbe una signora che faceva la scrittura automatica, un altro tema che lo incuriosiva molto. La donna, da lui esortata, diede una dimostrazione pubblica e Domenico vide per la prima volta la mano volare sui fogli di carta e scrivere veloce e sicura cose bellissime. Ne rimase talmente affascinato che, anche dopo mesi, non riusciva a togliersi dalla mente quell’esperienza. Così, una sera di febbraio del 1978 telefonò alla signora e le chiese se aveva fatto ancora la scrittura automatica. Alla sua risposta negativa, le disse che era un vero peccato che non sfruttasse il dono che aveva. "Potessi io!" le disse anche, e lei di rimando: "E perché non provi?". La conversazione finì lì e i due si salutarono.

Icona di Rita da Cascia di Fabio Nones
Quella notte Domenico non riuscì a dormire. Si girava e rigirava nel letto ma il sonno non arrivava. “Perché non provi?... Perché non provi?... Perché non provi?" Le parole di esortazione della signora erano diventate un tarlo nella sua mente. Si alzò dal letto, prese carta e penna, si sedette al tavolo e, con un po’ di timore, provò a scrivere qualcosa. Dopo pochi istanti, sentì che una forza estranea alla sua si impossessava della mano, facendola scorrere prima tremolante poi sempre più ferma e sicura sul foglio ed iniziò una lunga serie di scarabocchi senza senso. La penna sembrava volare, si muoveva senza che Domenico la potesse controllare e usciva anche dal foglio di carta, sporcando la tovaglia, per poi rientrare continuando a scarabocchiare.
Con il cuore colmo di gioia e di emozione disse a quel "qualcuno" che gli guidava la mano: "Ma lo senti cosa provo in questo momento dentro di me?" La penna si fermò un istante e nel mezzo del foglio scrisse la parola “Amore”. Domenico scoppiò a piangere e interruppe il contatto. Ripresosi, decise di fare una serie di domande. Il suo ego e la sua curiosità avevano preso il sopravvento: anziché stare in silenzio ad attendere con umiltà e pudore ciò che lo spirito in Luce che era arrivato aveva da dirgli, pretendeva di dialogare con lui su un piano di parità, come se questo fosse uno dei compagni della Società di parapsicologia. E così successe che dopo l’iniziale contatto positivo con questo spirito – Voluntas, disse di chiamarsi – Domenico ricevette la visita di qualcuno ben poco gradito, un certo Silvio.
Si trattava di uno spirito negativo, una larva, che dopo avere stabilito il contatto prese a disturbarlo per mesi, spingendolo ad estenuanti sessioni di scrittura giornaliere e notturne con e senza penna. Oltre a veicolare insulti e minacce, lo spirito petulante sovente gli rivelava in anticipo eventi che dovevano ancora accadere.
Una mattina di aprile 1978 gli giunse il seguente messaggio: “Più di cinquanta morti a Bologna”. Domenico cercò di interrogare Silvio per saperne di più, ma senza alcun risultato. Circa una settimana dopo, sulla linea ferroviaria Firenze-Bologna una frana provocata da intense piogge fece deragliare un treno, causando una cinquantina di morti e quasi ottanta feriti. Si trattava dell’incidente ferroviario di Murazze di Vado del 15 aprile 1978, uno dei più gravi mai accaduti in Italia.
Ma il punto più alto di queste comunicazioni inquietanti Silvio lo raggiunse quando veicolò in anticipo a Domenico l’uccisione di Aldo Moro. Moro era stato rapito il 16 marzo 1978 in via Fani a Roma e il paese intero era con il fiato sospeso in attesa che succedesse qualche cosa, sia di positivo che di negativo.
Era il 9 maggio 1978. Mancavano pochissime ore al ritrovamento del suo cadavere quando la mano di Domenico iniziò a scrivere una lunga serie di: “Brutto fatto... Brutto fatto... Brutto fatto...” Domenico cercò di interagire con lo spirito per avere spiegazioni. “Ma cosa è successo?”, chiese. La mano si fermò di colpo e poi con tratto deciso scrisse sul foglio: “Brutto fatto, Moro ucciso.” In preda al panico e sotto shock chiese chi fosse stato, e la penna: “Prospero Gallinari con pistola.”
Domenico non conosceva il nome che gli era stato fatto e tantomeno sapeva se Moro fosse stato davvero ucciso, ma la faccenda era talmente grave che decise di consegnare subito il foglio con la scrittura a qualcuno di fidato. Lo mise in una busta, la sigillò, fece firmare il sigillo alla moglie e ai figli e consegnò il tutto alla presidentessa della Società di Radiestesia e Parapsicologia di Lugano, pregandola di aprirla solo su sua autorizzazione e in pubblico durante uno degli incontri della Società. Purtroppo, poche ore dopo la profezia si avverò e il cadavere di Moro, crivellato di colpi, venne ritrovato nel baule di una Renault 4 in via Caetani a Roma. Il nome di Gallinari entrò nelle indagini come uno dei brigatisti di via Montalcini che avevano in custodia Moro e per anni si credette che a sparare fosse stato proprio lui.
Le premonizioni, così tragicamente esatte, erano un modo per rendere più credibili le invettive e le minacce a Domenico, tra cui l'imminente morte della sua famiglia, e quindi per spaventarlo ancora di più. Con il passare del tempo, però, i messaggi di quello spirito divennero sempre più strani e meno credibili e Domenico cominciò ad alzare la testa e ribellarsi per smascherarlo ogni volta.
Quella con Silvio era diventata una vera e propria guerra, dove ormai il povero Domenico si trovava a scrivere giorno e notte al di fuori di ogni controllo. Tutti i momenti erano buoni per comunicare. Solo che si rilassasse un attimo su una sedia o sulla poltrona del salotto o a letto, immediatamente la sua mano destra cominciava a muoversi indipendentemente dalla sua volontà e con il dito indice tracciava sul pavimento o sulla sua gamba o sul lenzuolo fiumi di parole piene di minacce e di maledizioni.
Giunto al limite della sopportazione umana, Domenico decise di chiedere aiuto. Si rivolse, così, a varie persone che bazzicavano nell'ambiente della parapsicologia, incluso chi tra loro faceva la scrittura automatica, e anche a due preti esorcisti, ma nessuno di questi fu in grado di aiutarlo.
Particolarmente inquietante fu l’esperienza avuta durante uno degli esorcismi a cui si era sottoposto, che è significativa di come certe energie negative si stavano muovendo contro di lui nel momento in cui aveva deciso di liberarsi dall’incubo in cui era precipitato.
Don Bulliani, l’esorcista della diocesi di Lugano, aveva accettato di dargli una benedizione, ma solo dopo che si fosse confessato e avesse preso una messa dove doveva fare l’eucarestia. Il giorno stabilito Domenico si confessò e la sera partì con la sua auto per raggiungere la chiesa, che si trovava in un paesino del Mendrisiotto, la parte più meridionale del Canton Ticino. Dopo pochi chilometri gli accadde un fatto strano: investì col cofano della macchina un pipistrello.
Finita la messa e presa l’eucarestia, si recò in sagrestia e lì gli fu praticato un rituale di esorcismo in cui ricevette la benedizione promessa. Don Bulliani lo rassicurò: il suo non era un caso di possessione, non c’erano presenze estranee dentro di lui e lo invitò a non ripetere più esperimenti di medianità.
Rassicurato dalle parole del prete, riprese la strada di casa. Dopo circa un chilometro, un secondo pipistrello, uscito dalle tenebre della notte, urtò violentemente contro il parabrezza, proprio all'altezza del suo viso e degli occhi. Questo fatto scatenò in Domenico brividi di puro terrore, che gli fecero rizzare i capelli e lo inondarono di un sudore gelido. Già era raro investire un pipistrello – perché è risaputo che i pipistrelli sono dotati di un sonar che permette loro di muoversi al buio evitando gli ostacoli – ma due in una sera era davvero troppo, specialmente in quella particolare sera!
Il rito di don Bulliani non fu completamente inutile o forse fu Domenico a rafforzarsi, sta di fatto che la larva si indebolì, anche per via della lotta feroce che ormai Domenico ingaggiava quotidianamente e che lo aveva portato a rifiutare ogni contatto per giorni, a volte anche per settimane. Poi però, ogni qual volta, vinto dalla curiosità, provava di nuovo a scrivere per cercare di mettersi in contatto con altre Entità più elevate, non riusciva ad avere altri interlocutori che il solito Silvio. Questi, oltretutto, non trovando più in Domenico una porta aperta, aveva iniziato ad assorbire forze da sua moglie, che così aveva incominciato a deperire senza nessuna apparente ragione: il medico, infatti, asseriva che fosse in ottima salute e che non presentasse alcuna patologia. Domenico non aveva più scritture continue e involontarie, ma la presenza della larva non solo era sempre viva e reale ma aveva raggiunto livelli davvero preoccupanti.
Dopo quasi un anno passato in compagnia del suo tormentatore, ebbe un’”illuminazione” e si rivolse al circolo della città di R. dove aveva assistito alla prima seduta medianica. Lì gli venne consigliato di contattare una signora, una medium molto capace e con un alto profilo spirituale. Domenico la contattò e, dopo che lei ebbe accettato di aiutarlo, rientrò in Italia dove venne definitivamente liberato da quello spirito molesto.
La sera dell’appuntamento, a casa della signora, Domenico fu sottoposto a prove di scrittura automatica, ma la sua mano non si mosse e nessuno arrivò. La donna, che era in grado di vedere le entità circostanti, gli disse che quello spirito non poteva comunicare con lui quella sera perché… era rimasto fuori dalla porta!
“Non potevi scrivere – gli disse – perché "quello” non può entrare in questa casa, è rimasto dietro la porta ma io l’ho visto perché ho il dono di "vedere" le Entità. È un uomo di mezz'età, grasso e rosso in viso, camicia bianca, panciotto nero, fazzoletto al collo e cappello in testa. Ha una protuberanza all'altezza del cuore, che penso sia dovuta ad un portafoglio ben fornito. È certamente un benestante del secolo scorso o dell'inizio di questo, forse un commerciante o un sensale. Ha un viso duro e cattivo. Adesso stai tranquillo perché non potrà più venire a tormentarti se farai esattamente quello che ti dirò.”
Domenico rimase molto sorpreso da questa descrizione perché, eccezion fatta per l’aspetto fisico di cui nulla sapeva, il resto coincideva esattamente con quella che lo stesso Silvio aveva fatto di se stesso a suo tempo: un commerciante di mezz’età vissuto a cavallo tra il 1800 e il 1900.
La signora proseguì a spiegargli cosa avrebbe dovuto fare, da quel momento in poi, per poter scrivere senza più timore di incorrere in brutte sorprese:
“Prendi un crocefisso e mettilo davanti a te, vicino a carta e penna. Fatti il segno della croce e chiedi a Dio il permesso di contattare la tua guida. Svuota la tua mente da qualsiasi pensiero, tieni il braccio sollevato dal tavolo, appoggia delicatamente la penna sul foglio senza fare nessuna forza e aspetta. Qualunque cosa succeda accettala e soprattutto non fare mai domande, perché ricordati che quello che ti è successo è stato causato soprattutto da questo grave errore. Non sperare di scrivere subito, perché devi scaricare tutta la massa di negatività che quell' essere ti ha caricato addosso e questo lo si ottiene solo con mesi e mesi di scarabocchi. Solo se saprai avere pazienza e costanza, cioè Fede e Speranza, riuscirai ad avere ciò che cerchi.”
In realtà, più che le domande, era l’attitudine con cui le faceva ad essere il suo grande sbaglio. Domenico si era posto nei confronti dell’aldilà, di cui peraltro non conosceva niente, in termini di parità e con un’attitudine indagatoria che era più dello scienziato da laboratorio che del mistico. È stato il suo ego a fregarlo, perché a causa di questo non è riuscito ad abbandonarsi alla forza che lo aveva accolto all’inizio, con quella parola semplice ma esplicativa: Amore.
Non si era accorto che cosa la Luce che era arrivata gli stava chiedendo: usa il tuo cuore e le tue emozioni. Usa il silenzio del pudore, del rispetto di questa dimensione che tu ignori – tu che sei così piccolo – e della delicatezza che ti fa aspettare le risposte giuste, anziché correre con le tue domande per volere sapere. Ma l’atteggiamento di Domenico subito dopo aver scritto quella prima parola fece allontanare Voluntas. Era una grande prova. La prima di innumerevoli che avrebbero caratterizzato la sua vita. Lo spazio della comunicazione rimasto libero fu subito occupato da uno spirito tremendo con cui Domenico avrebbe intrecciato una lunga e dolorosa relazione fatta di tormenti e minacce.
Ad ogni modo Silvio alla fine se ne andò e, dopo mesi e mesi di scarabocchi e ghirigori su carta per scaricare tutta l'energia negativa che aveva assorbito, per Domenico iniziò un periodo di autentiche comunicazioni. La Luce che si presentò era di nuovo Voluntas e gli disse che da quel momento sarebbe stato il suo spirito guida.
Voluntas era una Luce alta e severa, che rimproverava Domenico quando questi commetteva degli errori e lo spronava sempre a far meglio e ad agire in modo degno. Ma Domenico non riusciva a comportarsi come la sua guida desiderava e non si sentiva in grado di accettarla. Conscio delle proprie debolezze, soprattutto la mancanza di volontà e la tendenza ad utilizzare scappatoie, entrò in crisi e per un certo periodo smise di scrivere. Verso la metà degli anni '80 arrivò uno spirito ai primi gradini della scala di Luce – Francesco – che in vita era stato un uomo semplice, un contadino, con i suoi limiti e i suoi difetti, e poteva capire gli stessi limiti e gli stessi difetti in Domenico. Da allora Francesco rimase l'amata guida di Domenico per tutto il tempo in cui questi fu in grado di scrivere e di comunicare con il mondo ultraterreno.
L'inizio del terzo millennio portò a Domenico nuove sfide e molti impegni importanti. Pubblicò un libro dove aveva raccolto gli insegnamenti spirituali che aveva ricevuto da Francesco. Partecipò come relatore a numerosi convegni e conferenze sulla medianità e sulle comunicazioni con l'aldilà. Divenne attivo in diversi gruppi medianici della zona. Aveva conosciuto persone che, come lui, potevano comunicare con il loro spirito guida, e con queste si organizzavano regolarmente incontri dove scendevano entità a portare insegnamenti e messaggi di pace e di speranza. Soprattutto, spese buona parte del suo tempo a fare vite precedenti ai tantissimi che gliele richiedevano. In quel periodo, il rapporto con la sua guida, nonostante le debolezze e gli sbagli, era tutto sommato positivo e i contatti erano frequenti.
Tuttavia, verso la fine del primo decennio quell'equilibrio si ruppe. Il carattere di Domenico, da sempre problematico, cominciò a peggiorare. Divenne polemico e scontroso, verbalmente aggressivo, intollerante delle idee altrui e non di rado offensivo. Chi gli stava vicino aveva notato il suo cambiamento, ed era ormai chiaro che era circondato da energie negative e pesanti da cui non riusciva o non voleva liberarsi. Gli interventi, anche spirituali, per ripulirlo e recuperarlo da parte dei suoi compagni di viaggio e delle loro guide furono diversi, ma alla fine lui tornava a chiudersi in se stesso e a commettere gli stessi sbagli e a compiere le stesse azioni che avevano aperto la strada a quelle negatività.
Prese a disattendere sistematicamente i consigli che la sua guida Francesco gli dava e si dedicò sempre meno alla scrittura automatica. Al contrario, cominciò ad interessarsi sempre di più alla politica e ad impegnarsi in un forte attivismo fatto di meeting di partito, azioni sul territorio e campagne elettorali locali. La situazione con la moglie peggiorava di giorno in giorno e in casa era un litigio continuo, una situazione che lo esauriva sia fisicamente che psicologicamente. Sul piano della salute pagava le conseguenze delle scelte alimentari sbagliate che si erano protratte per molti anni. Ormai sulla settantina, cominciava ad essere afflitto da svariati problemi fisici e questo peggiorava ancora di più il suo stato d'animo. Superbo, diffidente, irascibile, era diventato lo spettro di se stesso.
Una sua caratteristica che negli ultimi anni si era molto accentuata era il proverbiale scetticismo. Domenico, infatti, nonostante l'esperienza delle comunicazioni con il mondo ultraterreno, era sempre molto sospettoso, sia verso le nuove entità che arrivavano agli incontri sia verso i messaggi che ricevevano gli altri medium.
Spesso, nelle sedute cui partecipava, pensando di essere più scaltro dell'entità che si trovava di fronte, le faceva domande volte a farla cadere in contraddizione e quindi a smascherarla. Questo atteggiamento – che peraltro gli comportò pesanti umiliazioni e rimproveri dalla sua guida – dipendeva in parte dalla brutta esperienza che aveva avuto con la larva Silvio, ma molto facevano anche il suo carattere e la sua natura. Era dubbioso verso qualsiasi cosa che non veicolasse in prima persona e non di rado, quando si trattava di Luci molto alte, chiedeva prove (foto, video o registrazioni) a testimoniarne la venuta. Il suo limite era non capire che ogni esperienza medianica è a sé, e se a lui certe cose non erano mai capitate questo non voleva dire che non potessero capitare ad altri, soprattutto se quegli altri erano persone spiritualmente e moralmente a lui superiori.
Una delle lavate di capo più severe che Domenico ricevette da Francesco riguardò proprio questo suo scetticismo. Domenico nutriva dubbi sul fatto che un giovane amico, Christian, potesse veicolare in trance lo spirito di Francesco d'Assisi. Se da un lato, infatti, Domenico considerava il Poverello una luce troppo alta per poter scendere dai comuni mortali, dall'altro le modalità con cui Christian esprimeva la propria medianità lo lasciavano perplesso, poiché esulavano dagli schemi mentali che negli anni si era costruito. La lavata di capo di Francesco fu inutile. Sulle prime Domenico capì il proprio errore, ma passò poco che riprese a seguire la strada buia di diffidenza e rifiuto su cui si era ormai da tempo avviato.
Alle Luci che a distanza lo seguivano non rimase che una scelta drastica. Una delle ultime volte che riuscirono a comunicare con lui, gli ordinarono di bruciare tutti gli scritti che aveva ricevuto fino a quel giorno, comprese le vite precedenti. Erano migliaia e migliaia di pagine. Non ho mai saputo cosa accadde dopo quell'evento. Nessuno lo vedeva più. Era rimasto solo e attorno a lui c'era il deserto. Molti dei suoi compagni di percorso si erano allontanati a seguito del suo atteggiamento e dello scetticismo che nutriva sulle loro capacità medianiche. Un giorno dei conoscenti mi raccontarono che Domenico aveva avuto un'ischemia, che camminava a fatica e che non scriveva più.
L'autunno del 2015 fu un periodo di grande movimento nel mondo spirituale. In concomitanza con precisi appuntamenti karmici, le Grandi Luci del creato inviarono una serie di comunicazioni ad alcuni umani che si trovavano in stallo nel loro cammino o che stavano attraversando un periodo buio. Una di queste era per Domenico.
30 ottobre 2015
<< Figlio mio,
è da tanto che non ci sentiamo. Le tue orecchie non sentono più la voce giusta da tanto tempo. Sono passati secoli, permettimi il paragone, da quando tu ti sei chinato con umiltà dinnanzi al cospetto di Dio. Dio ti ha mandato di tanto in tanto un messaggero per farti guardare allo specchio, per farti capire a che punto del cammino spirituale ti trovavi e per darti la possibilità di metterti sulla retta via. Ma anche, non meno importante, per farti sentire la sua presenza e dunque per farti capire che non ti ha mai abbandonato.
Ad un certo punto, qualche anno fa, è venuto il figlio Christian, ma non gli hai creduto. Lo hai guardato in malo modo, come se fosse un mendicante da disprezzare perché bussa alla porta in un momento non opportuno. Più di recente è arrivato il figlio Dante, e ancora non gli hai creduto. Lo hai guardato come fosse un povero pazzo, un malato di mente che non si rende conto di quello che dice. Oggi, per intercessione di Dio, ti viene data un'altra possibilità. È una creatura speciale quella che sta facendo da intermediario. Sta scrivendo questo messaggio con una candela accesa di fronte, esattamente come facevi tu ai vecchi tempi. Bada bene, questo è l'ultimo messaggero, non ce ne saranno altri per te. La tua decisione – perché alla fine di questo scritto ti verrà chiesto di fare una scelta – sarà definitiva e senza possibilità di appello. Pensaci bene, dunque, prima di mettere anche quest'ultimo alla porta come hai fatto con gli altri due.
Iniziamo questa lunga lettera parlando del tuo atteggiamento nei confronti dei tuoi fratelli e delle tue sorelle.
L'atteggiamento che negli anni hai tenuto è stato caratterizzato da un misto di superiorità malcelata e di diffidenza. Da un lato, sentivi che quelle persone che incontravi e con cui ti confrontavi non avevano le possibilità che avevi tu, ovvero non avevano porte aperte verso il mondo ultraterreno. Questo ti faceva sentire più alto di loro, un privilegiato, una fonte di saggezza da cui gli altri dovevano attingere, e mai il contrario. Dall'altra parte, ogni cosa che queste persone dicevano e facevano erano da te vagliate con pesanti giudizi se non proprio pregiudizi. Non lasciavi passare nulla. Spessissimo credevi di essere dalla parte della ragione in quanto i contatti che avevi con la tua guida – finché lo spirito che ti parlava era la tua guida Francesco – spesso confermavano ciò che volevi sentirti dire. Non hai mai pensato che ci fosse qualcosa di più grande di te e di Francesco. Eppure tante volte questo qualcosa di più grande, e alle volte di immensamente più grande, è arrivato e tu non l'hai mai riconosciuto. Al contrario: lo vagliavi con sospetto, diffidenza e scetticismo, pronto a negarlo e ad allontanarlo. Se a te qualcosa di grande non è mai capitato, era impossibile che capitasse a qualcun altro. Questo, purtroppo, è il motto che ha caratterizzato tutta l'opera di scrittura che hai portato avanti per tanti anni.
Veniamo alla tua guida Francesco.
Il piccolo Francesco, finché ha potuto entrare nella tua testa e nelle tue corde, ha fatto miracoli. Francesco non è una Luce molto alta, non ha la potenza delle Grandi Luci che vegliano sul creato – ad esempio Rita da Cascia, Michele Arcangelo, San Francesco d'Assisi... – non ha la loro sapienza ed esperienza, e non poteva portarti delle verità alte negli ambiti dell'esistenza che avete indagato nei vostri scritti. Detto questo, Francesco è stato buono, umile, onesto, generoso, e finché ha potuto ti ha seguito con dedizione e amicizia. Quante volte il piccolo Francesco, non sapendo che pesci pigliare con te, si è rivolto a spiriti più grandi per avere un indirizzo? E subito l'indirizzo l'ha ricevuto. Non c'è una volta che lui abbia chiesto in tuo favore che non abbia ricevuto aiuto. Francesco è stato, nel suo piccolo, una guida straordinaria ed è cresciuto molto nel periodo in cui ti ha seguito. Eppure, ad un certo punto, Francesco ha dovuto ritirarsi perché tu hai cominciato a non dar più retta a nessuno se non al tuo ego. Altri spiriti, ben poco raccomandabili, negli ultimi anni hanno cominciato ad avvicinarti. Quello che è successo all'inizio del tuo percorso medianico è riaccaduto alla fine. Questo, in un certo senso era scritto sul tuo karma. Avresti potuto evitarlo con un po' di volontà, ma questo non è successo. E Dio, e tutte noi Grandi Luci, sapevamo che non poteva essere evitato. Ma Dio ha deciso che non ti vuole abbandonare. Dio ha decretato che se cadrai ancora, dopo questa lettera, sarà una tua scelta e sarà una scelta consapevole. Perché dico questo? Perché mi è stato chiesto di aprirti il libro su molte cose: bersagli che hai mancato, atteggiamenti indegni che hai avuto, persone che hai ferito, Luci che hai allontanato. Quando ciò è successo tu eri, in un certo senso, inconsapevole. Ovvero, la tua ottusità e la tua pochezza mentale e soprattutto la tua povertà di fede ti hanno fatto cadere, ma non sapevi perché. Quel qualcosa di grande, infatti, con te non aveva mai potuto parlare e dunque vivevi ancora delle tue piccole certezze. Ora invece Dio vuole che ti vengano rivelate delle verità, in modo tale che se le rifiuterai ancora, e dunque se cadrai ancora, sarà una tua scelta consapevole e informata.
“Sono Francesco, fratello, ti prego, ti prego, ti scongiuro, accetta queste parole. È da tanto che non mi senti, ma io sono sempre qui, sono di fianco a te. Ti seguo, non visto e non sentito, e ti vedo talmente in basso che non so come potrai rialzarti. Ma Dio ha deciso di porgerti la mano ancora. È incredibile la bontà e la misericordia di Dio. Fratello, prima di leggere il resto dì una preghiera. Non il Padre Nostro, ma un' Ave Maria. E quando hai finito la prima volta, dilla una seconda volta. E poi una terza. In nome di Dio, del Cristo e della Grande Luce che ti sta parlando, Rita da Cascia.
Ecco cosa devi fare: accendi una candela, attendi che si muova. Non fare nulla finché resta immobile. E poi, al primo movimento, chiuditi in meditazione. Ascolta te stesso, ascolta il tuo cuore, recita l'Ave Maria per tre volte e comincia a leggere. Comincia a leggere ciò che è giusto tu sappia...”
Il tuo Francesco+
Figlio mio, sì sono Rita da Cascia, la Rita che hai conosciuto e sentito tante volte per mano – o dovrei dire per bocca – di qualcuno che è avviato sulla strada di Dio, cambiato e rinnovato, come tu non hai idea. L'ho seguito per un poco e poi l'ho lasciato in mani sicure. Del resto non era lui il predestinato. Qualcun altro mi stava aspettando. O meglio: io stavo aspettando questo qualcun altro, perché acquisisse la maturità e la forza per reggere una Luce della mia potenza.
Partiamo dall'inizio, o meglio dalla fine.
Mi riferisco alla fine del tuo percorso di medianità, che di recente è involuto miseramente. Qualche anno fa c'è stata una battaglia nella tua vita spirituale e terrena, che è stata caratterizzata da una cosa: "alternanza". Luci di varia altezza, incluso Francesco, si alternavano a spiriti bassi e negativi. Tu alle volte seguivi le Luci e alle volte seguivi questi spiriti bassi; alle volte davi la mano a Dio e alle volte davi la mano a questi esseri mandati dalle tenebre. E lo facevi perché Dio ti faceva vedere una strada stretta e impervia, mentre le negatività ti mettevano davanti una strada comoda e larga. E tu alle strade comode e larghe non hai mai saputo resistere. Dopo tutti gli anni di medianità che hai alle spalle non hai ancora capito che la strada facile e spianata, priva di ostacoli ma piena di oro e di onori terreni, è la strada del Maligno. Il Male sempre vi lusinga e vi compiace perché voi lo seguiate, e abbandoniate la strada stretta e impervia per quella comoda e larga. Eppure, è proprio quella piccola strada tanto stretta e impervia che vi porta avanti, che vi porta dove dovete arrivare, a casa, alla casa eterna di Dio. La strada larga e comoda invece non vi porta da nessuna parte. È una strada fittizia, illusoria, che vi dà gioia all'istante, che soddisfa il vostro ego e placa certe vostre voglie legate al presente, ma non vi dà altro. Non c'è progettualità nella strada del Male, c'è solo una perdita di senso, di scopo, e in ultima analisi di tempo. Il Male vi dà sempre tutto ciò che volete, è sempre pronto a soddisfare ogni vostro desiderio, anche il più aberrante. Il Male si nutre delle vostre cadute e per questo vi mette i bastoni tra le ruote: per farvi cadere. E tu immancabilmente sei caduto. Ad un certo punto questa alternanza è finita: la tua volontà ha seguito solo spiriti bassi, che ti davano e ti dicevano ciò che volevi, in tutti in sensi. E da spiriti bui sempre più numerosi ad un certo punto hai cominciato ad essere circondato. Il buio ti illuminava, non più la luce, seppur fioca, del povero Francesco. Tu, figlio mio, hai scelto. Hai scelto il buio della convenienza, della tranquillità, della certezza, della povertà intellettuale e umana che questi esseri portavano. Non volevi più essere messo in discussione da niente e da nessuno. Nulla poteva smuoverti. Le comunicazioni con l'aldilà, che si sono diradate sempre più, sono diventate inconsistenti, vuote, prive di valore e di un reale scopo. Spesso gli spiriti che ti parlavano non erano quelli che dicevano di essere. Ma tanto tu non potevi accorgertene. Bastava una pacca sulla spalla a tutela delle tue convinzioni ed una firma a te nota per tenerti tranquillo e fiducioso. Non importava più il contenuto, ma la firma. E allora Dio ha deciso di toglierti ogni cosa, perché tu non potessi cadere più in basso di dove già eri e tutt'ora sei.
Figlio mio, sei arrivato alla fine della tua vita. Non hai più tempo. È tempo del bilancio finale per te. Tra un po' tu lascerai questa Terra per ritrovarti dinnanzi al Cristo per il giudizio. Come credi di arrivarci, figlio mio? Non in piedi di sicuro, visto il tuo comportamento negli ultimi anni. Sei declinato a tal punto che quando il Cristo, il Pastore vostro, ti metterà quello specchio dinnanzi al volto e tu potrai guardare – in verità assoluta e senza più maschere terrene – ciò che sei e ciò che hai fatto, tu cadrai per terra, accasciato sulle tue ginocchia per la disperazione.
Figlio mio, io Rita da Cascia, che altri non sono che il Sigillo di Dio, sono qui oggi per darti l'ultima possibilità della tua vita, prima del tuo trapasso. Ascolta attentamente ciò che ti viene chiesto, in umiltà e modestia, in accettazione e abnegazione, certo che per ogni figlio è sempre possibile modificare il proprio corso, anche in punto di morte. La presa di coscienza di ciò che si è, seguita da una parola di scuse o da un pensiero di rimorso e dalla volontà di cambiare, sono cose che Dio valuta in maniera grande per tutti i suoi figli, senza eccezione, a qualsiasi punto del loro cammino. Perché tu sai bene che uno dei pilastri della Legge di Dio è che la morte terrena è solo un trapasso, un salto da una dimensione verso un'altra. E in quest'altra dimensione lo spirito continua il suo percorso. Nulla dunque è inutile. Mai. Dio aspetta ognuno di voi e dà a tutti la possibilità di rialzarsi e di continuare a camminare. Dunque, ti dico, alzati e cammina! Alza la testa, e guarda in alto. Guarda a Dio e al suo immenso amore nei tuoi confronti, e se lo senti troppo in alto, se pensi di non meritare tanta bontà, guarda al tuo Francesco, perché lui è lì con te e non aspetta altro di poterti parlare, indirizzare e guidare come ai vecchi tempi.
Ascolta bene ciò che ti dico e metti in pratica ogni punto.
1) per tre giorni, senza eccezione, tu farai un gesto per dar prova della tua volontà di cambiare: ogni mattina, dopo colazione, andrai nel tuo studio e dirai 3 Ave Maria con una candela accesa. Il primo per Dio, che ha voluto tutto questo per te; il secondo per il Cristo, il simbolo dinnanzi al quale ti giudicherai una volta passato di qua; e l'ultimo per me, per Rita, che operativamente parlando sono stata incaricata di tirarti fuori dal baratro in cui versi.
2) Passati i tre giorni tu contatterai questo terzo messaggero, che è il mio strumento terreno. È una persona che conosci bene ed è una giovane donna, non un uomo. Questo ti permetterà di non sentire quel sentimento di competizione e di confronto che ti caratterizza quando sei in presenza di altri uomini. Con lei sarà tutto diverso, in quanto lei non sente con te nessuna competizione, non ti giudica e ti metterà a tuo agio. E questo è fondamentale perché tu possa affrontare ciò che verrà dopo in pace e con la giusta predisposizione.
3) Tu la incontrerai di persona. Andrai a casa sua, una casa che conosci bene. Sarete solo voi due e nessun altro. Lei si metterà in meditazione e mi permetterà di scendere per parlarti. Saremo io e te e con noi ci saranno anche il piccolo Francesco e tante altre Luci che ti sostengono non viste e che fanno il tifo per te.
4) Quando io inizierò a parlare, tu terrai il capo chino e in rigoroso silenzio ascolterai e accetterai ciò che ti dirò, dall'inizio fino all'ultima parola.
5) Una volta uscito da quella casa benedetta inizierai un percorso di rinascita che ti permetterà di affrontare il trapasso e il giudizio che arriverà dopo con dignità, ovvero in modo molto migliore di ciò che accadrebbe se trapassassi ora senza tutto questo.
Fai ciò che ti è stato detto con coraggio e senza esitazioni. Abbi fiducia. E fede. Tanta fede. Da tutto questo non hai nulla da perdere, ma hai solo da guadagnare. Accetta la caduta che hai fatto. Non la negare e non la sottovalutare – perché è stata grossa – ma allo stesso tempo non la rendere una montagna, ossia un ostacolo tale da impedirti di rialzarti. Non è vero che è troppo tardi: se così fosse non perderei il mio tempo qui.
Dunque eccoci arrivati alla scelta di cui ho parlato all'inizio. Dai la mano a Dio e fai ciò che ti viene chiesto: salirai un gradino importante nel percorso che ti porta a casa. Oppure non fare nulla e continua a dare la mano agli emissari del Maligno: resterai così nel baratro nero in cui ti trovi. La scelta ora è solo tua. >>
Rita da Cascia,
ovvero il Sigillo di Dio+
Domenico non rispose a questa lettera e non seguì le indicazioni in essa contenute, ma anzi la divulgò pubblicamente. Non ne fui del tutto sorpresa. Altre volte in passato lo avevo visto consegnare scritti personali a chi non avrebbe dovuto leggerli. Nelle settimane successive sentii la forte presenza del suo spirito attorno a me. Era ridanciano, la faccia sorniona di chi sta assistendo ad una scenetta comica. Capivo che il suo dileggiarmi era dato dal non credere a una parola di quanto gli era stato scritto e dal ritenerlo piuttosto il frutto della mia fantasia. Rita mi disse di non preoccuparmi perché, purtroppo per lui, avrebbe riso ancora per poco. Avrei capito molto presto cosa volesse dire: due mesi più tardi arrivò una seconda lettera per Domenico, questa volta tremenda e sconvolgente.
12 gennaio 2016
Messaggio finale per Domenico
<< Figlio mio,
sono qui a portarti parole gravi, le più gravi che hai sentito da quando, tanti anni fa, sei arrivato su questa terra per iniziare il tuo cammino. Queste parole è un giudice molto grande che le ha decretate, un giudice che tu ti ostini a non riconoscere ogni qual volta si avvicina a te. Ricordi cosa ti dissi nella lettera dello scorso ottobre? Ti dissi che tu dovevi cambiare, dovevi uscire dallo stallo in cui versavi e affacciarti alla strada di Dio e delle Luci almeno nella fase finale della tua vita terrena. Ti dissi anche che c'era una scelta che dovevi fare e che questa era l'ultima possibilità che ti veniva data per poterti presentare al cospetto del Cristo, per il giudizio, con un po' di dignità.
Ebbene figlio mio, per noi Luci quassù la scelta tu l'hai fatta. La scelta è compiuta. Nel momento stesso in cui tu, negando ogni parola che ti era stata portata e in barba a qualsiasi regola di rispetto e buona educazione, hai consegnato la lettera ad altri, e questi altri a loro volta l'hanno consegnata ad altri ancora, tu hai scelto. Purtroppo quella lettera ha girato, è passata per tante mani, mettendo in atto una dinamica energetica e spirituale pericolosissima, soprattutto per la creatura che è stata veicolo di quelle parole e che ora si trova, suo malgrado, nel mezzo del giudizio di persone e spiriti che nemmeno conosce. Hai fatto ciò che non dovevi fare, e l'hai fatto perché in un certo senso dovevi farlo: la tua natura è scettica, e non potevi e non volevi fare altrimenti.
Beninteso, noi sapevamo che avresti prima dubitato e poi rifiutato, con un malcelato senso di superiorità misto a sollievo, ciò che ti avremmo portato. Noi grandi Luci del creato vi conosciamo bene e vediamo molto lontano. Ma la scelta doveva esserti messa comunque davanti. Ogni essere umano deve essere messo dinnanzi a delle scelte per poter fare la propria strada. Anche quando noi sappiamo che sceglierà la strada sbagliata, quella creatura deve comunque poter scegliere, perché scegliendo fa – letteralmente scrive – la propria vita. La vostra vita è la somma delle scelte che voi fate dall'inizio alla fine del percorso terreno. Questo è il libero arbitrio che vi è stato dato.
È tuttavia altresì evidente che chiunque, posto dinnanzi a un bivio, compia la scelta sbagliata, quella negativa, dovrà pagarne le conseguenze. È la legge di Dio. È una legge karmica implacabile che non verrà mai meno finché esisterà anche solo un uomo sulla Terra. Pagare per le azioni sbagliate che sono state compiute, infatti, è il solo modo che avete per tornare alla casa di Dio. Questo vale per ogni azione, non solo per i grandi crimini contro l'umanità. Le conseguenze di ciò che hai fatto, del gesto infame che hai compiuto consegnando le parole personali che ti sono arrivate, e con esse chi le ha veicolate, nelle mani di chi nulla c'entra e che non doveva leggerle, saranno gravissime. Preparati a pagarle.
Vediamo in dettaglio quali errori tu hai compiuto e quindi di cosa concretamente è fatta la strada sbagliata che hai scelto.
Primo.
Come ho detto, hai reso pubblico ciò che era privato, ciò che era a te indirizzato. Non ti sei limitato a parlare ad altri di questa lettera, ma l'hai consegnata, fisicamente, nelle mani di questi altri. In tal modo, hai elevato questi terzi a giudici e ridotto le Grandi Luci che te l'hanno inviata a imputati. Non è così, figlio mio? Del resto, l'unico motivo per cui hai scelto di far leggere questa lettera è che volevi un giudizio da questi terzi. Anziché fare lo sforzo di guardarti dentro e meditare e trovare dentro di te la verità, hai voluto che questo lavoro di analisi lo facessero altre persone. E che giudizio volevi da queste persone? Di certo uno che confermasse le tue idee, o placasse le tue paure interiori. Speravi che questi giudici terzi decretassero, ufficialmente e senza appello, che quelle parole che avevi ricevuto erano parole del Maligno, o nella migliore delle ipotesi di una persona delirante e confusa. Volevi che tutti i terzi in causa proclamassero la falsità di quelle parole. In tal modo tu saresti stato dispensato dal dovertici confrontare, e avresti potuto evitare una riflessione personale e il mea culpa che doveva seguire. Perché è questo che ti è stato chiesto, in fondo, con quella lettera: un mea culpa, un segno di pentimento per il comportamento che hai tenuto negli ultimi anni della tua vita e il coraggio di rialzarti. Ma per fare questo ci vogliono due qualità che a te sono sempre mancate: l'umiltà e il coraggio. Tu, all'opposto, sei un uomo tronfio di boria e sicumera e pieno di te stesso; e poi sei un debole. Sei un debole perché non vuoi mai fare nessuno sforzo per cambiare. Ti manca la volontà, e non a caso uno spirito altissimo, la cui vera identità tu non hai mai conosciuto, si è presentato a te con il nome Voluntas. Eccola la croce della tua vita e l'emblema del tuo stallo spirituale, la mancanza di volontà. Tornando alla lettera, nessuna seria riflessione è seguita da parte tua. I giudici terzi ti hanno a loro modo assolto e discolpato, e tu hai continuato come hai fatto finora, ovvero nella sicumera e nella mancanza di fede.
Quindi questo qui paghi: l'aver buttato nella spazzatura le parole delle Luci più alte che ti abbiano mai avvicinato per seguire quelle di altri esseri umani che non le potevano capire.
Secondo.
Hai messo alla pubblica berlina la persona che ha veicolato le parole a te indirizzate e che per bontà e gentilezza te le ha portate. Non un grazie e nemmeno un pensiero positivo per lei. Solo diffidenza, disprezzo per le corde che quelle parole toccavano e... sì figlio mio, purtroppo anche questo, il tentativo di ridicolizzarla pubblicamente. Perché dico questo? Perché quella creatura, ora, a causa del tuo comportamento scellerato è sulla bocca di tanti, molti più di quelli che tu pensi, ed è oggetto di pensieri e comunicazioni non buone. Vedi figlio mio, quelle parole dure e forti sono parole che possono indirizzarsi all'umanità intera. Quanti altri esseri umani hanno scelto una strada sbagliata o si sono chiusi o si trovano in un periodo di stallo o sono arroganti e deboli? Quanti? Tanti figlio mio. E quando Dio vi mette davanti qualcuno o qualcosa che ve lo fa capire a voi non piace. Non vi piace specchiarvi e vedervi per ciò che siete, non vi va di mettervi in discussione. E tutti coloro ai quali quelle parole sono arrivate hanno dovuto confrontarvisi ad un livello personale. Ecco che tra loro c'era sì chi ha reagito in maniera umile, ma purtroppo c'era anche chi ha reagito male, rigettando tutto con odio e violenza. Parlo dell'essere umano, del suo spirito e anche, non ultimo, dello spirito guida. Perché tutti voi, lo sai bene, avete delle guide, e non tutte, anche tra quelle di coloro che seguono questi percorsi spirituali, sono in luce. Ebbene, quelle guide che buone non sono hanno risposto a quel messaggio caricando di odio e violenza energetica la persona che le aveva veicolate. Ma questa creatura nulla c'entrava, non era farina del suo sacco. Non era lei a chiedere una riflessione e un cambiamento, ma Dio.
Allora questo qui paghi: l'aver gettato nell'arena un'innocente che è diventata bersaglio di persone di dubbia fede e di spiriti poco raccomandabili.
Terzo e ultimo.
Hai rifiutato di fare l'unica cosa che dovevi fare e che poteva portarti quel chiarimento che tanto hai cercato, ossia contattare la creatura che ha veicolato quelle parole. Lei, unica, avrebbe potuto darti quelle spiegazioni di cui avevi, ed avresti ancora, bisogno. Come mai? Perché dietro di lei ci sono io, una Luce molto grande, una di quelle che tu, a causa del tuo scetticismo e della tua natura debole e priva di volontà, non riesci a vedere neppure con il binocolo. E non perché è troppo lontana da te – direi anzi che è vicinissima – ma perché tu non le credi, non credi alle sue parole. Eppure quella Luce era lì e sarebbe stata contenta di aiutarti a capire cosa dovevi fare per rialzarti. Ciò che ti era stato chiesto in quella lettera era molto meno drammatico e faticoso di ciò che pensavi. Sai bene che quando Dio vi chiede una mano, in realtà, sotto sotto, vi sta chiedendo solo un dito, se non una falange. Ma poi, se accettate di seguire quella strada e di abbandonarvi, Dio vi dà molto di più di ciò che vi aspettate. Per ringraziarvi della fiducia, per farvi capire che la fede e la forza che la regge fanno miracoli, Dio è pronto a spalancarvi porte che neppure immaginate. Tutto per un semplice atto di fede e di abbandono. Quello che tu non hai mai davvero capito è che avere fede in Dio non significa semplicemente credere nella sua esistenza, in contrapposizione a chi non ci crede. Qui non si tratta di credere che la Terra è rotonda, anziché piatta, o che esiste vita su Marte. La fede non è un esercizio intellettuale. Dio non sa che farsene della vostra certezza nella sua esistenza quando poi non volete seguire la strada che vi mette davanti. È molto comodo credere che Dio esiste e poi non muovere un dito per migliorare perché tanto "sono un credente e questo mi mette automaticamente in una posizione migliore di un non credente." Non è così. Avere fede è prima di tutto esperienza, quell'esperienza che si accumula con un percorso di abbandono, e poi è movimento, progressione nella strada che Dio vi mette davanti. Esperienza dopo esperienza, prova dopo prova, riflessione dopo riflessione, comprensione dopo comprensione si arriva a Dio, e per fare questo si deve rispondere alla sua chiamata. Questo ti era stato chiesto con quella lettera: rispondere alla chiamata di Dio. Ma tu sei stato sordo a quella chiamata, non ci sono state mani allungate da parte tua. Con la tua scelta hai dichiarato di non credere che quelle parole provenivano dalle Luci più alte mandate da Dio e, di conseguenza, ne hai rifiutato la strada.
E dunque questo qui paghi: la mancanza di autentica fede in Dio che è stata una costante della tua vita.
Figlio mio, questa lettera è una sentenza. È la sentenza divina nei tuoi confronti e, come ogni sentenza divina che si rispetti, ti arriva alla fine della tua vita terrena. Quel giudizio che tu hai preteso di sottrarci per consegnarlo a persone terze ora ti torna indietro come un boomerang. Alla luce di tutto ciò che hai fatto e che ti è stato spiegato, io, Rita da Cascia, il Sigillo di Dio, ti dichiaro fuori dal cerchio di luce che in qualche modo ti ha coperto da quando, tanti anni fa, sei entrato in contatto con noi tramite medianità. Solo l'ombra degli spiriti negativi che da tempo regolarmente ti seguono ti accompagnerà da oggi fino alla fine dei tuoi giorni. Noi grandi Luci, e con noi le piccole Luci che sono al nostro seguito, ci ritiriamo. Non una nostra parola ti raggiungerà d'ora in poi. Noi per te non parleremo più tramite nessuno strumento, sia per bocca che per scrittura. Il poco tempo di questa vita che ti resta a disposizione tu lo passerai come hai fatto finora, ma senza più comunicazioni di alcun genere da parte di nessuno. Dopotutto, questo è ciò che vuoi, perché non fai nulla per cambiare. Ciò che ci hai dichiarato con le tue scelte è che stai bene così. E noi le scelte dei nostri figli le rispettiamo sempre.
Tra non molto trapasserai e di conseguenza sarai sottoposto al giudizio del Cristo. Cosa succederà in quel momento?
Uno specchio il Cristo ti metterà davanti, e tu ti ci specchierai. Poiché sarai nella verità più limpida e cristallina, dovrai gettare la maschera. Non potrai più mentire o accampare scuse. E allora vedrai. Cosa vedrai? Vedrai il male che hai fatto ai tuoi simili con il tuo atteggiamento e la tua arroganza; vedrai tutte le volte che hai umiliato creature che nulla ti avevano fatto; vedrai l'odio che ti investe ogni giorno nei confronti di chi non è come te o non la pensa come te; vedrai la foga con cui hai combattuto battaglie che non avevi il diritto di combattere; vedrai il maschilismo e l'ignobile senso di superiorità che hai sempre avuto nei confronti delle donne; vedrai le difficoltà in cui hai messo tante persone che ti si erano avvicinate e i motivi per cui si sono allontanate; vedrai le menzogne che hai detto ripetutamente a familiari, amici e conoscenti per salvare la faccia, quando la faccia l'avevi già persa da tempo; vedrai tutte le porte che Dio ti ha aperto per darti la possibilità di cambiare e il modo brutale con cui le hai chiuse; vedrai l'ipocrisia della tua fede, che è piuttosto scetticismo per tutto ciò che non è nelle tue corde o che è più grande di te; vedrai tutti i giudizi che hai emesso nei confronti di fratelli e sorelle, alcuni di questi implacabili, e le continue scuse e giustificazioni che invece accampavi per te stesso e per le tue azioni; vedrai la sofferenza che molte creature hanno passato a causa della tua leggerezza e della superficialità del tuo atteggiamento nei loro confronti; vedrai i messaggeri che Dio ti ha portato negli ultimi anni e l'arroganza con cui li hai mandati via; vedrai i tentativi che il piccolo Francesco ha fatto per farsi sentire da te, e da te regolarmente inascoltati; vedrai, infine, il modo in cui hai chiuso le porte all'ultimo messaggero, ossia la creatura che ha veicolato la lettera di ottobre, e poi il nulla e il silenzio inquietanti che sono seguiti nella tua vita da quel momento.
E allora tu, in preda al tremore più violento e allo scoramento più atroce, cadrai in ginocchio, ai piedi del Cristo, e accetterai l'unica strada per te possibile: una strada di dolore e di pentimento per tutto ciò che hai fatto. In quel dolore starai, in isolamento e al buio, fino a quando non sentirai che è giunta l'ora di incarnarsi di nuovo. E in quella vita, come vuole la Legge del Contrappasso, tu subirai, in base a ferree logiche karmiche, tutto ciò che hai fatto subire. Pagherai ogni parola, ogni offesa, ogni menzogna. Ogni cosa che hai fatto ti verrà fatta, ogni cosa che hai dato prenderai. Sarà una vita dura. Ma stavolta senza quel privilegio che hai avuto in questa vita: un accesso diretto alla verità delle cose terrene e dello spirito. In altre parole, nella prossima incarnazione tu non avrai accesso alla medianità. L'hai usata male in questa, dunque ti verrà tolta. Sei stato un privilegiato in questa vita. E lo sai bene. Hai avuto possibilità e porte aperte che la stragrande maggioranza dei tuoi fratelli e delle tue sorelle si sognano. Oltre a questo, persone alte e giuste ti sono state vicine, guidate dalle loro Luci, ma non sono state credute e ancor meno sono state credute quelle Luci. Dunque ecco che nella prossima vita nulla avrai di tutto questo, e dovrai superare le difficoltà che ti si presenteranno davanti da solo, potendo contare solo su te stesso. Non avrai nemmeno il conforto della fede. Da ateo di fatto, con il tuo scetticismo, ti sei comportato in questa vita, e ateo allora sarai nella prossima, con tutte le paure e le incertezze nei confronti della vita e della morte che ne derivano.
Sei stupito che ti parli di una prossima incarnazione? Pensavi di esserne al riparo, vero? Pensavi che questa fosse l'ultima, perché una certa comunicazione era circolata qualche anno fa in quelle tavole spirituali a cui partecipavi. "Tutti voi che siete qui riuniti stasera non tornerete mai più", una voce sentenziò. Chi era quella voce? Quella voce era una Luce che aveva un compito particolare, doveva portare qualcosa a qualcuno e qualcos'altro a qualcun altro. Voglio dire che, purtroppo per te, quelle parole che tu hai preso come una profezia certa in realtà erano una possibilità. E la possibilità effettivamente di non tornare più tutti voi l'avevate a quel punto del vostro cammino. In realtà, per qualcuno quell'indicazione è stata davvero profetica. Una grande persona, la più grande di tutti quelli che erano lì quella sera, e che è da poco trapassata, non tornerà mai più sulla Terra e starà a fianco delle Luci più alte del creato per l'eternità. Ma per gli altri era invece una prova, una possibilità. Avrebbe potuto essere così, oppure no. Dipendeva da voi. Nel tuo caso, Dio voleva vedere come ti saresti comportato da quel momento in poi. Figlio mio, quell'appuntamento è stato il momento più importante della tua vita, e la prova più dura. Dio voleva vedere, o meglio, voleva che tu vedessi – perché Dio già sapeva – che cosa avresti fatto. Fino a quel giorno, infatti, con alti e molti bassi, tu tutto sommato avevi tenuto un atteggiamento di relativa sottomissione e contenuta aggressività. In qualche occasione avevi anche chinato il capo. Certo, il tuo carattere era sempre stato un problema, ma il bilancio per te, in qualche modo, si attestava sempre attorno al 6 o 6-, insomma una sufficienza. Ma a che cosa erano dovuti quegli atteggiamenti positivi? Chinavi il capo, portavi un po' di rispetto, cedevi dopo una lotta, ti scusavi dopo aver lanciato offese e ingiurie perché capivi di aver sbagliato, ti dispiacevi e allora pensavi che fosse giusto farlo? O piuttosto perché una voce dentro di te ti diceva che quelle scortesie e quell'arroganza erano pietre che avrebbero pesato sul tuo bilancio personale, e che avresti poi dovuto pagarle in termini di sofferenza e di una nuova incarnazione? La differenza è fondamentale agli occhi di Dio. Il motivo per cui voi fate le cose – ovvero l'intenzione – è ciò che è importante, non il calcolo opportunistico. Il calcolo che vi fa dare, concedere qualcosa, per non doverlo poi pagare in un secondo momento, ha un valore molto piccolo nel mondo dello spirito. Le cose voi le dovete fare perché è giusto farlo, in termini morali e spirituali, non perché avete paura della morte o di una nuova incarnazione dolorosa o di una ritorsione. La giustizia va consapevolmente e scientemente conquistata. Le azioni giuste devono rispondere ad un imperativo morale e spirituale che è dentro di voi, e non possono dipendere dalla paura delle conseguenze.
Tornando a te, qualcuno dunque ad un certo punto ti ha portato queste parole: "non tornerai mai più". Non potevi credere alle tue orecchie. Di colpo eri stato liberato da un peso: la paura dell'ira di Dio – chiamasi Legge Karmica o del Contrappasso – che come una scure sarebbe calata su di te e ti avrebbe colpito, principalmente nella forma di una nuova, dolorosa incarnazione, per gli errori che tu sapevi avere commesso in questa vita. Ma cosa è successo poi? È successo che, dopo aver avuto la certezza che non avresti più vissuto altre incarnazioni, il tuo atteggiamento è diventato sempre più indisponente, aggressivo e intollerante nei confronti dei tuoi fratelli e delle tue sorelle, e la tua fede ha vacillato sempre di più nei confronti di Dio e delle Luci che ti mettevano davanti la sua strada. Il tuo declino, ossia il tuo peggioramento come essere umano e come spirito, è iniziato proprio in quel periodo. Una volta spazzata via la paura di una nuova incarnazione, ecco che cosa hai fatto: poco o niente. Non hai fatto più nulla per nessuno. Con questa sicurezza nel cuore, pensavi di poterti permettere tutto e non hai più avuto freni. Da quel giorno, tu hai seguito una strada buia e pericolosa, aizzato da spiritelli e spiritacci malefici che avevano solo interesse a farti cadere. Per poter dare la mano alle Luci che ancora erano con te occorreva fare uno sforzo. Ma perché mai avresti dovuto farlo? Tanto non saresti più tornato. La parte peggiore della tua paura era stata cancellata. A che scopo fare la fatica di mettersi in discussione?
Questa, figlio mio, è stata l'altezza della tua persona, questa è stata l'altezza della tua morale, questa è stata l'altezza della tua fede.
Siamo arrivati alla fine di questa missiva.
Come abbiamo detto, tu hai scelto, e la sentenza divina che risponde a questa tua scelta – e che è la somma degli atteggiamenti e delle scelte di una vita – ti è stata data. Non te ne devi stupire. In questa vita hai voluto avere capacità medianiche e contatti con l'aldilà, e sei stato accontentato. Ma ora devi portarne le conseguenze fino in fondo, perché i doni che Dio vi fa valgono nel bene e nel male. In altre parole, nel "pacco" medianico che hai ricevuto per questa vita era contenuto anche un giudizio spirituale molto particolare, quello che ti anticipava il tuo confronto con il Cristo dopo il trapasso. Questo giudizio ti sarebbe stato dato, come ho detto, in via anticipata, proprio tramite comunicazioni con l'aldilà, sul finire di questa tua vita. Se tu avessi meditato come Francesco ti ha chiesto, se tu avessi chiamato questa creatura come ti avevo chiesto, se tu avessi fatto ciò che tutte le Luci ti chiedevano in quella lettera, il giudizio che oggi è stato emesso sarebbe stato diverso. Ma tu hai fatto un'altra scelta, hai scelto di non credere a quelle parole, e nel farlo hai firmato la tua condanna. Purtroppo per te, stavolta irrevocabilmente.
Solo un paio di cose voglio puntualizzare prima di chiudere. In primo luogo, ribadisco con forza che non ci saranno più comunicazioni verso di te da nessuno strumento fino al giorno del tuo trapasso. Ne consegue che questa è l'ultima lettera che riceverai da noi Luci. Non ce ne saranno altre. In secondo luogo, ora ti si ripresenta la stessa prova che la prima lettera ti ha presentato: consegnerai anche queste parole nelle mani di terzi giudici?
Ti saluto e ti aspetto all'appuntamento del tuo giudizio dopo il passaggio. Mi riconoscerai. Per poter andare al cospetto del Cristo, una Luce, la luce più alta della gerarchia celeste – il Sigillo – ti dovrà aprire la porta. Ecco, io sono proprio quella luce che ti aprirà la porta. >>
Rita da Cascia
Il Sigillo di Dio+
Scelta dopo scelta, Domenico ha percorso una strada sempre più buia da cui non ha più saputo uscire. La sua storia è esemplare di come essere una porta aperta verso il mondo dello spirito non garantisce in sé e per sé una crescita morale e spirituale. Men che meno comporta automaticamente premi e gloria nella dimensione ultraterrena. Senza lavoro su se stessi e la voglia di camminare verso Dio, seguendo la strada che ci viene messa davanti e i consigli che ci vengono dati dalle Luci, anche il medium più preparato finirà per fallire.
Chi si celava dietro il nome Voluntas? Voluntas era in realtà Francesco d'Assisi, come lui stesso ha recentemente rivelato. La scelta dello pseudonimo era dettata dalla necessità di non spaventare Domenico – sempre così sospettoso e diffidente – quando era all'inizio del suo percorso. L'obiettivo era dargli una Luce senza nome a cui lui potesse rapportarsi senza sensi di inferiorità, qualcuno che potesse seguire e a cui potesse credere liberamente, senza dubbi, pregiudizi e incertezze. Ma Domenico, non appena aveva visto le indicazioni e i rimproveri di Voluntas alias Francesco d'Assisi, aveva capito di non poterlo seguire, chiunque egli fosse, e così al suo posto era arrivato un Francesco più piccolo e più alla sua portata.
Lo pseudonimo, però, rispondeva anche ad una seconda necessità, più intima e sottile, quella di Francesco d'Assisi di non rivelarsi agli occhi di Domenico. Tra i due intercorreva da secoli un particolare legame che in questa vita aveva prodotto un importante appuntamento. Domenico, infatti, in una vita precedente era stato Papa Innocenzo III, passato alla storia, tra le altre cose, per aver accettato la Regola di San Francesco. La sua natura di fondo era la stessa anche allora, ossia poco aperta al dialogo e poco disponibile ad ascoltare, e per il Poverello fu molto difficile vedersi riconosciuta la Regola. Ironia della sorte – o meglio, consapevole disegno divino – se in quella vita fu Innocenzo a leggere una sentenza a Francesco, in questa fu Francesco, tramite il suo strumento Christian, a leggerne una, ben più drammatica, a Domenico. Fu infatti l’amico Christian, su richiesta delle Luci, a recarsi a casa sua e a leggergli il messaggio finale di Rita, che lui ricevette muto e con lo sguardo rivolto verso il basso. In un certo senso questo episodio ha chiuso il cerchio che Innocenzo secoli prima aveva aperto.
Nonostante il percorso terreno di Domenico si sia chiuso in modo tragico, dobbiamo sforzarci di capire che un'incarnazione, in fondo, non è niente se paragonata all'immensità della vita spirituale. Laddove la realtà dello spirito è un oceano infinito, una vita terrena è solo una goccia, che può sì scatenare conseguenze disastrose, ma mai irrecuperabili. Tutti tendiamo a Dio, e prima o poi ci arriveremo. Ci saranno altre possibilità di crescita e di comprensione che porteranno Domenico alla luce. Questa è una certezza.